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Paolo Damiani che dirige la francese Orchestre National de Jazz, ospiti Gianluigi Trovesi e Anouar Brahem: basterebbe già questo per dare uno stimolo immediato all’ascolto di questo disco dall’essenza quasi anomala per ECM. Sarà che ogni tanto qualche prodotto “sfugge” al controllo maniacale di Manfred Eicher (in questo caso la produzione, così come registrazione e missaggio sono stati effettuati in Francia), e, quando questo sembra avvenire, non possiamo che incuriosirci.
Damiani e Trovesi (già insieme nell’Italian Instabile Orchestra) hanno una tempra probabilmente troppo esuberante per essere rarefatti nel ben noto landscape sonoro. E infatti, già dall’inizio del lavoro, ci coglie bel mood, anzi une charme, dal piacevole calore mediterraneo, ormai quasi à la page. Si apre con il prologo dell’Orfeo di Monteverdi in un arrangiamento per big band di Trovesi, brano che già in origine vuole dare il senso della fanfara, del richiamo allo spettacolo: un gioviale fracasso ben suonato, ma ben poco “rarefatto”. Il prologo fa parte di una di quelle suite “alla Trovesi”, vibranti e sanguigne (titolo: Sequenze orfiche). Ci pensa quell'”infiltrato” di Brahem a dare quel languido respiro quasi (ehm), spirituale… Dal canto suo Damiani, violoncellista e compositore, oltre che direttore, propone una discreta title-track dai toni ariosi, oltre a qualche inedito trio assieme al tunisino e al bergamasco. Ma i meriti devono essere equamente spartiti tra i membri dell’ottima orchestra, tra cui ricordiamo François Jeanneau (co-direttore e sax soprano) e Gianluca Petrella (trombone naturalmente). Un plauso all’autonomia dai rischi del franchising.
2002 © altremusiche.it
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