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Da due che improvvisano da quasi quarant’anni sarebbe superfluo aggiungere anche solamente una riga di presentazione. Alcune però le considerazioni che valgono il senso di una recensione. La prima è che vedere la Schweizer e Favre orfani di Kowald genera la più ovvia delle malinconie. Ma ciò nulla toglie alla carica energica che si sprigiona dai due. Come assicura il batterista svizzero: “a Ulrichsberg c’era un’energia rara, sul palco eravamo rilassati e quando lo lasciammo eravamo felici. Il concerto fu un successo.” Favre si riferisce alla sera del 2 maggio 2003 e c’è da credergli quando si dice soddisfatto della session con la sua antica compagna di strada. Le tracce registrate che raccolgono un’ora di perfomance non tradiscono alcun cedimento. I duetti con i batteristi sono un terreno fertile per la pianista Schweizer, che già in passato se l’era vista con Moholo, Bennink, “Baby” Sommer e Cyrille). Il suo impareggiabile stile percussivo (che la pone sempre su un ingrato piano di confronto con Cecil Taylor) si adatta in senso perfettamente contrappuntistico con la batteria. Suoni a cascata e grappoli di cluster creano dialettiche meno radicali di un tempo, ma più sapientemente calate in un humus costituito dalla maturazione di stili pianistici non lontani dalla Schweizer: Kagel o Monk, Powell o Ravel. All’ascoltatore attento non sfuggiranno altre stratificazioni, tutte da ricercare.
Una considerazione in calce: è sempre più evidente come Intakt abbia all’attivo un catalogo eccelso di artisti, molti di quali esordienti e di ottimo livello. Per equiparare e superare il concorrente di Monaco di Baviera basterebbe solamente una miglior cura grafica dei prodotti e il gioco sarebbe davvero fatto. Anche l’arte dei suoni è arte del marketing.
2004 © altremusiche.it
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