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Base di partenza sono le composizioni corpuscolari per chitarra elettrica di Sergio Sorrentino, musicista di estrazione classico-contemporanea ma inevitabilmente (e giustamente) orientato all’incontro con il mondo dell’improvvisazione e della manipolazione elettronica. L’etichetta che dovremmo porre su questo lavoro è quello di una raffinata musica per aeroporti o per centri commerciali, se questi luoghi fossero quelli della modernità e del progresso. Purtroppo la storia non è andata, per il momento, come un visionario del calibro di Brian Eno poteva immaginare un po’ di tempo fa. Chiariamo: immaginarsi una musica da immergere in un ambiente in cui si possono fare diverse cose tra cui ascoltarla, non deve far certo pensare a una categoria minore, quanto invece a una musica strutturalmente organizzata secondo una grammatica specifica. In sintesi l’organizzazione di un insieme di suoni capaci di vivere all’interno di un ambiente. Così la “ambient” di Eno, così i suoni di Sorrentino processati da Machinefabriek (Rutger Zuydervelt). Accordi messi in reverse, decapitati nell’inviluppo o semplicemente dilatati nelle durate finiscono per creare un panorama pieno di nuances come in un disegno a pastelli dai tratti essenziali. Le vignette, o meglio i piccoli quadri, messi nella cornice di un continuum sonoro molto ben costruito attraverso anche scelte timbriche garbate e idee semplici, ammiccano a un principio che renderebbe una produzione come questa perfettamente applicabile a un ambiente, se ci fosse la volontà di riempire certi spazi di bellezza. Funzionale, ma sempre bellezza.
2013 © altremusiche.it
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