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Del festival Contemporanea di Udine e del Taukay Ensemble ce ne eravamo già occupati in passato, recensendo le registrazione del concerto dell’edizione 2000. Ora, visto che l’evento sta trovando costante cadenza annuale, e con esso anche la pubblicazione di un cd a documentare l’edizione precedente rispetto a quella in corso, ci confrontiamo a questo punto con la più recente Contemporanea 2001, che è, lo ricordiamo, una interessante rassegna dedicata alle nuove musiche contemporanee, che privilegia compositori, più o meno giovani, dediti a pratiche musicali che ancora faticano a trovare una loro posizione autonoma all’interno dei consueti programmi istituzionali, se non quando sono relegati a piccole parentesi.
L’ensemble, diretto come consuetudine da Paolo Longo, anche in questo caso si confronta con un manipolo di prime assolute, a partire da Timor panico di Giorgio Colombo Taccani (milanese, classe 1961, allievo di Corghi e collaboratore Agon), composizione che gode di una solida concezione formale, in cui sono ben concepiti timbri e dinamiche, secondo un approccio non estraneo a una dimensione descrittiva. Incontri e grido di Stefano Procaccioli (docente al Conservatorio di Trieste) ricalca una progettualità, così come una gestualità molto simili agli orizzonti compositivi di Colombo Taccani.
Le Liriche erotiche di Pavle Merkù, ispirate ai sonetti di Roberto Piumini, sono costituite da tre pagine strumentali fortemente caratterizzate da un forte piglio espressionista e volitivo. Segue In penombra dell’ungherese Ivan Vandor, dalle atmosfere meste e diafane caratterizzate da una pulsione tonale che si sposta, passando per cromatismi messi a disposizione della dimensione chiaroscurale del brano. Alla base di Canons and Catch dello statunitense Robert W. Mann sta una dimensione speculativa sui valori ritmici, trattati in questa composizione sulla base di un canone, che rimane poco percepibile all’orecchio.
Come i Torrenti del Negheb di Fernando Sulpizi (classe 1936, docente al Conservatorio di Perugia) non è privo di onomatopee basate su una certa irruenza ritmica che dà descrizione di una visione paesaggistica. Concludono invece Metis di Flavio Troiani, … au miroir di Matteo Pittino e Et sic in infinitum di Giampaolo Coral, quest’ultima, una composizione decisamente ripiegata su una timbrica volutamente cupa e oscura, forse poco indicata per essere la conclusione di una raccolta di brani di non facile assimilazione. Dopo le registrazione collettive aspettiamo qualche coraggiosa pubblicazione monografica di qualcuno di questi autori. Sempre che i tempi siano maturi.
2002 © altremusiche.it
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