Hugues Dufourt & Gérard Grisey [Milano Musica, Conservatorio, 23 ottobre 2010]

Michele Coralli

Nell’accoppiata di due dei quattro protagonisti della scena spettralista francese l’omaggio che Milano Musica rende in maniera esplicita al vivente (e presente) Hugues Dufourt, in maniera implicita al padre spirituale di quella corrente musicale, Gérard Grisey. Al primo gli onori di una ribalta finalmente guadagnata dopo anni, potremmo quasi dire, di “anticamera accademica”, al secondo il ricordo, anch’esso molto tardivo, di un’attività artistica che ha traghettato la musica di ricerca fuori dal pantano strutturalista. Nel suo settimo concerto la rassegna milanese edizione 2010 presenta in tutta la loro magniloquenza due pezzi francesi che risalgono allo stesso anno, il 1978, epoca in cui lo spettralismo è ancora un’intuizione abbastanza embrionale.
Sortie vers la lumière du jour di Grisey è un pezzo costruito attorno alla suggestione del passaggio dal buio alla luce, aiutato nell’induzione di questa idea dall’utilizzo, abbastanza insolito per un Conservatorio, delle luci di sala, tenute spente all’ingresso dell’ensemble che comprende quattordici musicisti e un organo elettrico. La descrizione per sommi capi della composizione passa attraverso un unico divenire che ben esemplifica una tesi nata in seno all’approccio spettralista secondo cui “il cambiamento è più importante dell’oggetto musicale stesso”. La lenta trasformazione attraverso cui la materia viene filtrata nasce da rapporti intimi con il suono elettronico e la sua natura. Al di là del mero dato analitico, le composizioni come queste rendono molto evidente la voglia di manipolazione dell’oggetto sonoro, ancor più che il bisogno di dare fisionomia ad un sistema. Oltre all’organo elettrico che ha una invitabile sponda elettronica, è nel trattamento delle sezioni delle percussioni (orientate in modo spaziale) ad afferrare a piene mani timbri ed evoluzioni che tentano mimesi a quella matrice elettronica da cui discende appunto la generalità del suono spettrale.
Saturne di Dufourt è invece uno di quei brani in cui la parte elettronica si erge come elemento primario in abbinamento, anche in questo caso, con una cospicua presenza di percussioni. Altro elemento in comune con il brano precedente la presenza dell’organo elettrico (qui suonato da Tristan Murail) supportato da un basso e una chitarra elettrici. Composizione magmatica e ricca di rimandi cosmici, ma anche di enfasi che non ignorano la potenza d’urto del rock, evocato a tratti e con molta circospezione. Nella miseria musicale e artistica di questi anni aver la possibilità di accostarsi alla musica rappresentata dalla corrente spettralista (che annovera anche giovani generazioni piene di talento) è probabilmente la cosa migliore che può capitare a chi apprezza musiche fuori dal sottofondo mediatico-morte dell’anima.

2010 © altremusiche.it

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