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La fisarmonica nel suo rapporto trasversale con una ristretta ma significativa cerchia di compositori contemporanei: la dimensione epigrammatica e introspettiva dei Five Pieces (1973-1998) di György Kurtág; la speculazione matematica di Feria IV (1997) di Franco Donatoni; l’esplorazione dell’arcaicità della forma di Sequenza XIII “Chanson” (1995) di Luciano Berio, il tango apocrifo di Luis De Pablo (1984-96), la contemplazione geometrica di Vagabonde blu (1998) di Salvatore Sciarrino, la forza centrifuga del montaggio casuale di Road Runner (1986) di John Zorn. Il percorso di Claudio Jacomucci, pur denso di insidie, è pur fecondo di stimoli in un insieme sonoro che conduce la fisarmonica in territori di rado esplorati con queste intensità. La sua è una fisarmonica moderna, non processata, ma liberamente acustica. Abile nel muoversi in contesti che esaltano la dimensione totalmente strumentale: dinamiche in massimo contrasto dialettico, improvvisi salti di registro, esaltazione del respiro e imprendibilità agonica. Nella fisarmonica c’è sempre qualcosa che sfugge al nostro controllo: nello strumento di Jacomucci la complessità della sua dimensione valica ogni cognizione per introdurci in un mondo che attende ancora una seria considerazione da parte di molti fruitori di musica contemporanea.
2002 © altremusiche.it
Fisarmonicista coerentemente legato al filone contemporaneo del suo strumento Claudio Jacomucci è un musicista la cui attività si divide equamente tra didattica e interpretazione: insomma uno specialista. Per questo motivo, quando esce una sua raccolta ci si ritrova sempre qualche gustosa curiosità e tanta musica suonata ad alto livello. Lo strumento purtroppo ha un’immagine che si lega a generi molto degradati ed è forse per questo motivo che spesso anche i migliori ricadono in una anche patetica autoironia. Con brani come Road Runner di John Zorn (forse musicalmente il più debole dell’album) si contribuisce però a sgombrare il campo da possibili facili allusioni, nella migliore tradizione iconoclastica del newyorkese. Jacomucci è anche fine autore di pagine quasi spettrali nella loro ricerca timbrica, per non dire glitch. Ad Infernal Circles spetta la palma per la migliore composizione elettroacustica con fisarmonica fin qui ascoltata.
da «Blow Up» n121, giugno 2008 © Michele Coralli
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