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A completamento di un percorso di documentazione avviato da qualche anno da Maria Maddalena Novati, che qui avevamo intervistato in occasione della collocazione degli strumenti di lavoro dello Studio di Fonologia all’interno di una sezione appositamente dedicata al Castello Sforzesco di Milano, giunge ora un ulteriore dispositivo per la conoscenza di una delle esperienze musicali più importanti del Novecento, quello studio elettronico fondato da Berio e Maderna all’interno della struttura RAI di Corso Sempione. Si tratta, come indicato nel titolo, di un “diario musicale” che fissa l’attività iniziata ufficialmente nel 1954 e terminata nel 1983.
Premesse in forma di saggio quelle di Angela Ida De Benedictis sulle origini di una scena che sembra ancora stranamente così lontana, di Alvise Vidolin sulle prassi compositive legate a oscillatori e nastri magnetici, di Antonio Rodà e di Giovanni Belletti sull’evoluzione dei mezzi tecnici interni allo studio.
Sostanziale la parte del catalogo delle opere concepire e/o lavorate all’interno dello studio durante l’intero periodo, che consta nel presente volume di quasi 150 pagine di oggetti schedati con rigore dalla Novati. Le opere contenute nelle bobine vengono ordinate per autore, arricchite da durate e note tecniche, le quali, seppur brevemente, contribuiscono a dare una minima collocazione storico-artistica dell’oggetto. Trattandosi infatti di una schedatura dell’interno archivio di Fonologia, che è stato centro di ricerca, ma anche luogo di lavoro per la creazione di effetti sonori per la RAI, molte di quelle bobine contengono traccia di quegli effetti, o sono semplice raccolta di materiali preparatori, o, infine, semplici registrazioni di concerti classici per esecuzioni radiofoniche. Per il resto l’opera importantissima di compositori che hanno fatto la storia della musica elettronica del secolo scorso, ancora purtroppo molto sommersa (anche a causa di diritti d’autore che non tutelano molto la circolazione della cultura): certamente Berio e Maderna, Nono, ma sono moltissimi quelli che sono passati da quelle parti come Cage, Castiglioni, Clementi, Gentilucci, Manzoni, Paccagnini e c’è anche anche Marino Zuccheri, quello che ha messo le mani su tutto quanto, qui incluso anche in veste di autore, visto che nel ’67 compose Parete 67 per l’Expo di Montreal. Di non minore importanza poi anche le semplici copie o gli originali prodotti altrove, ma conservati in archivio, come Stockhausen, Henry e Schaeffer. Si segnala anche l’esistenza di una trasmissione del ’71 dal titolo “Origini della musica elettronica e i suoi sviluppi” a cura di Massimo Mila e Angelo Paccagnini, andata in onda in quel periodo per ben 14 puntate (possibile non poter recuperare siffatti preziosi documenti?).
Inevitabile quindi una considerazione puramente accessoria: finché tutti quei materiali audio avranno la sola circolazione nei centri superstiti o negli archivi meno accessibili, non si potrà ancora dire di aver riportato alla luce la parte più importante dello Studio di Fonologia, quello sonoro.
2009 © altremusiche.it
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