AA.VV. / Quatuor Bozzini: “Canons + Hoquets”

Michele Coralli
AA.VV. / Quatuor Bozzini: “Canons + Hoquets” (CD Deutschlandfunk/actuellecd.com, CQB 0704, 2007)

Le qualità strumentali del quartetto canadese che porta il nome della sua violoncellista Stèphanie Bozzini, sua fondatrice nel 1999 si possono riscontrare qui più sulle caratteristiche del suono (ottimo), piuttosto che sul fraseggio (molto controllato). Gli autori scelti per questa esecuzione di strutture a canoni e hochetus basano i propri quartetti su tempi che mettono a dura prova la capacità di intonazione, più che l’articolazione generale. L’inglese Howard Skempton, allievo di Cornelius Cardew, nonché co-fondatore della Scratch Orchestra nel 1969, si compiace di un linguaggio che trova la sua via mediana tra l’annullamento agonico e la fissità ritmico-armonica di un Morton Feldman e la cantabilità triste di certi autori del malinconico Est come Silvestrov o Mansurian. In Catch e Tendrils insegue il vecchio sogno della perfezione del canone, secondo logiche non dissimili, per certi versi, dalle ricostruzioni discrete applicate da Brian Eno a Johann Pachelbel.

Il coetaneo giapponese Jo Kondo, per quanto più urticante e spigoloso, non sembra allontanarsi da certi immobilismi ritmici, sebbene la direzionalità armonica venga continuamente mossa da un uso di frammenti di glissando ripetuti, che obbligano gli esecutori a continui attorcigliamenti e alla confezione di frequenti dissonanze rese stridenti dal quasi totale annullamento di agogica e dinamica (Hypsotony). In altri casi si lavora su piccole giustapposizioni di frammenti (Fern) o su fuorvianti unisoni che sembrano riprendere da Oriente la lezione zen di John Cage (Mr. Bloomfield, His Spacing). Canoni e hoquetus rimandano però più a procedure compositive di origine medioevale a cui molta musica contemporanea guarda non sempre, bisogna dirlo, con esiti sfavillanti.

2007 © altremusiche.it

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