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Si inizia con una reverenza nei confronti del grande maestro afro-americano (il cui recente anniversario non ha destato per la verità grandi entusiasmi in giro). Si prosegue quindi in una scaletta che tocca per sommi capi i pezzi “preferiti” di Thelonious Monk dal parte del pianista tedesco Alexander von Schlippenbach che da anni nutre un vero e proprio culto per la rilettura dei classici che hanno reso Monk eternamente moderno con il suo suono spigoloso e scorretto. Pezzi un po’ meno noti come Locomotive, Introspection o Brilliant Corners, si alternano a pagine celebri come Pannonica o Reflections e brevi interludi originali di von Schlippenbach, che si mimetizzano perfettamente nell’ordito monkiano.
L’opera di rilettura che il pianista sta portando avanti ormai da anni – con un magniloquente cofanetto inciso con Die Enttäuschung (alias Axel Dörner, Rudi Mahall, Jan Roder e Uli Jennessen) – è probabilmente paragonabile a quella di chi su altri lidi stanno portando avanti alcuni pianisti classici con la rilettura del più gigantesco corpus del pianoforte cageano. Ovviamente in questo caso non si tratta di una interpretazione filologica, sebbene con l’andar del tempo, il pianoforte del tedesco trascolori sempre più le sue peculiarità a favore di una perfettibilità monkiana che fa di von Schlippenbach il suo miglior esegeta in circolazione.
2012 © altremusiche.it
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