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L’aspetto performativo è il grosso limite dei documenti sonori che si limitano alla registrazione del dato musicale senza considerare quello che si muove attorno al suono. Il compositore americano Alvin Lucier (nome da accostare a quelli di Robert Ashley e Gordon Mumma) attribuisce a molte sue composizioni un senso gestuale con scarni rimandi “concettuali”, analogamente a molti suoi conterranei come Laurie Anderson: ciò che si sente (e si vede), è.
Il mezzo è il messaggio, anche in musica (o almeno secondo un certo modo di intenderla), anche se il messaggio è davvero essenziale. In Lucier il dispendio di mezzi è quindi assolutamente minimale e la finalità sembra la ricerca di una consapevolezza del puro suono. I possibili referenti non mancano. Ampliando con alcune composizioni degli anni Duemila (a parte un’eccezione) la produzione forse più nota di Lucier, quella uscita per la nota Lovely Music, questa raccolta dimostra l’assoluta essenzialità dei mezzi messi in campo.
Con Piper si prende ad esempio il bordone armonico di una cornamusa e lo si fa risuonare per un determinato periodo di tempo. L’interprete si muove per una stanza creando un effetto Doppler (reso in verità in modo impercettibile nella registrazione) e altera leggermente i toni del bordone, creando un’accelerazione dei battimenti. In Fan invece il protagonista è il suono di quattro koto giapponesi che vengono intrecciati in un phasing che progressivamente crea urti di semitoni attorno a un unisono abbastanza melenso. 947 prende la sua denominazione dai rapporti intervallari tra una nota fondamentale e la sua nona, quarta e settima. Anche in questo caso lo sviluppo lento e privo di agogica crea una fissità apparentemente immutabile. Con Silver Streetcar for the Orchestra il protagonista è un semplicissimo triangolo che si muove nello spazio, anche in questo caso per creare impercettibili cambiamenti nella grana di un medesimo suono ripetuto. Infine Ever Present, una composizione per piccolo ensemble formato da flauto, sax alto e pianoforte, ispirato dalle forma ovoidale dei vialetti di un giardino. La prospettiva geometrica si rispecchia nei suoni circolari che disegnano un saliscendi di altezze secondo uno schema simmetrico, ovale appunto.
Il mondo di Lucier potrà sembrare anche molto sobrio, ma possiede un’indubbia capacità: quella di farci concentrare sull’elemento primario suono, attraverso fonti molto scarne. Non a caso gli strumenti scelti enfatizzano una qualità timbrica che ricerca il suono più puro: quello dell’onda sinusoidale che in natura invece non esiste. Paradossi della contemporaneità.
2007 © altremusiche.it
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