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Già apprezzato bassista accanto a Charles Lloyd, Don Cherry e Tomasz Stanko, nonché membro del trio di Bobo Stenson, Anders Jormin si cimenta qui in un ambizioso e corpulento affresco sonoro, pennellato dalle sole quattro corde del suo contrabbasso. Il tutto viene incorniciato, secondo le consuete simmetrie care al produttore Manfred Eicher, da brevi miniature composte dallo stesso Jormin per un quartetto di fiati di matrice classica. Il terreno su cui si muove il jazzista scandinavo è quello dell’esplorazione melodica dello strumento sulla base di un repertorio di canzoni quanto più vario possibile. Da Gracias a la vida di Violeta Parra a Giv mig ej glans – Hymn 433 di Jean Sibelius, si ha il tempo di dar fondo a tutta la vena lirica ed evocativa di Jormin, che è in grado di far cantare al suo contrabbasso inni tradizionali svedesi, filastrocche infantili e melodie improvvisative, riuscendo a coinvolgere in questo gioco anche l’aspro Ornette Coleman con una tagliente War Orphans, costruita sui diabolici fendenti dell’archetto, che producono suoni ricchi di armonici e sporcizie sonore dal grande fascino. Altrove invece la pulizia regna sovrana, rasentando la completa sterilizzazione da ogni impurità. Anche questa è una scelta stilistica, anche questo è frutto del mestiere.
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