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Con un piede immerso nel migliore cabaret weimeriamo e l’altro nei suoni delle musiche progressive post-rock-in-opposition, la statuaria Sabina Meyer ben caratterizza un lavoro che già nell’omaggio a una serie di poetesse contemporanee si propone come il meno scontato degli approcci a una forma canzone, che canzone non è più. Ricostruire la poesia in musica – come abbiamo già osservato a proposito di omaggi a poeti immortali – non coincide con quella attività che sembra essere una voce molto significativa nella creazione del prodotto interno lordo nostrano. Eppure, quando si musicano delle poesie, il prodotto finale non sembra allontanarsi troppo da quella idea formale. In questo caso il progetto che porta il nome di Antenata – che raccoglie, oltre alla Meyer, un gruppo di musicisti di area avant, tra cui Daniela Cattivelli, Pierangelo Galantino, Fabrizio Spera, Angelo Berardi e Aleksandar Caric – strizza l’occhio al modo più espressionista di far canzoni, quello caro al tridente Brecht/Weill/Eisler, ripreso poi da musicisti, in bilico tra il mondo popular dei tedeschi e quello dell’avanguardia tardiva, come Henry Cow e Art Bears. Ecco, se si può trovare un difetto in lavori come questo, esso sta proprio nell’eccesso di vicinanza a certi modelli, come quel fantasma di Dagmar Krause che riaffiora troppo spesso all’interno della grana vocale della Meyer. Tra i testi poetici liberamente adattati ci sono poesie di Ingeborg Bachmann, Simone Weill, Patrizia Cavalli, Patrizia Valduga e altre autrici, trasposte, ma non trascritte…
2005 © altremusiche.it
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