Arvo Pärt: “Alina”

Michele Coralli
Arvo Pärt: “Alina” (ECM, New Series 1591, 1999)

Una triade rivoltata, esposta in arpeggio su tempo lento, viene intonata da un pianoforte mentre un violino, su un pianissimo, esegue una melodia composta da brevi motivi che si richiudono risolvendo quasi immediatamente, anche se il movimento, dall’andamento circolare, sembra non aver termine. Si tratta di Spiegel im Spiegel, uno dei pezzi più eseguiti di Arvo Pärt, qui interpretato dal grande violinista russo Vladimir Spivakov e dal pianista Sergej Bezrodny. Lo stesso pezzo viene ripetuto con delle minime variazioni altre due volte, una delle quali nella versione per pianoforte e violoncello. Il tutto incornicia simmetricamente Für Alina, l’altra composizione presente sul cd, anch’essa reiterata per due volte. E’ un pezzo per pianoforte solo, costruito su una scarna melodia al di sopra di un’armonia molto rarefatta. Il risultato sono cinquanta minuti di un’atmosfera uniformemente ciclica, in cui la simmetria speculare maschera la ripetizione.

È ormai molto tempo che il compositore estone ha abbandonato i modelli estetici e stilistici della Neue Musik a vantaggio di uno stile molto personale definito e coniato da lui stesso come Tintinnabulum, di cui Für Alina del 1976 è un primo esempio. Si tratta della creazione (non certo ipertrofica) di elementi musicali a partire da una formula semplice, come ad esempio una triade o, se vogliamo, una eliminazione di dati inessenziali. Lo stile è inconfondibile, la musica suggestiva. Ma perché questa reiterazione degli stessi brani, quasi a creare un unico tappeto sonoro?

da: “Amadeus”, n.123, 2000 © Paragon / Michele Coralli

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