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Ithaca, nome che richiama anche il precedente progetto Odissey di Guy e soci datato 2002 e uscito anch’esso per Intakt, è il titolo di un dipinto dell’irlandese George Vaughan. Qui si estende l’idea di una performance di Barry Guy messa a punto in occasione dell’inaugurazione di una mostra del pittore. Undici brani che portano la firma del contrabbassista e che condensano la sua scrittura fatta di episodi euforici e umorali, come nell’iniziale Fire and Ice, di luci diafane giocate sui ricchissimi armonici del suo strumento a corde e di lirismi solitamente preservati per le registrazioni al Rainbow Studio. Il resto appartiene alle grandissime capacità strumentali dei tre: Lytton sempre prezioso con il suo ricco bagaglio di cianfrusaglie sonore e zampilli percussivi, la Crispell che sa dosare i chiaroscuri senza eccedere mai in una direzione che può farla tacciare di abuso di lirismo o eccesso di brutismo (delicata e composta anche nel vocalizzo che accompagna uno dei soli di Guy). E poi quest’ultimo che del suo contrabbasso riesce a farne uno strumento puro e cristallino, lontanissimo da ogni possibile accostamento carnale (ascoltare Third Shard). Lo apprezziamo comunque di gran lunga più qui, nella sua veste jazz-contemporanea, piuttosto che nei panni neo-cameristici assieme alla moglie Maya Hamburger, cui ruoli maggiormente “istituzionali” obbligano a contegni molto più trattenuti. Ma a contraddirci istantaneamente una visione che ha del rimaneggiamento di un corale bachiano nell’epilogo di Klaglied, splendido disorientamento che solo certi grandi musicisti sanno creare.
2004 © altremusiche.it
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