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Li chiamiamo ancora autori contemporanei, ma forse, loro e nostro malgrado, appartengono ormai ad un periodo storico a cui occorrerà trovare un nuovo nome, meno legato al senso erroneo di “musica contemporanea”, frutto ormai di un ossimoro storico poco comprensibile. Proprio in virtù del passaggio di certi repertori a un’aura di “classicità”, questi ultimi stanno guadagnando un’attenzione che, per lunghi anni di oscurantismo più o meno istituzionale, è stata negata loro. Bruno Maderna ha subìto una sorte analoga, nonostante la sua musica non possa certo considerarsi ostica e di non facile fruizione. Una raccolta che spazia nel repertorio delle sue composizioni, abbracciando opere di diversa natura, può diventare un’occasione per avvicinarsi ad uno dei compositori più rappresentativi del Novecento italiano.
Le Liriche su Verlaine, opere giovanili rimaste inedite fino al 1985, consistono in tre bozzetti per pianoforte e soprano dal sapore quasi impressionista: delicate pennellate alludono più che affermare, suggeriscono più che imporre, come in un quadro a cui ci si accosta a partire dai suoi colori, più che dalle sue forme. Nel 1997 Suvuni Zerboni ha pubblicato le tre liriche (Aquarelles, Sérénade e Segesse) nell’ambito della riedizione critica delle opere di Maderna curata da Mario Baroni e Rossana Dalmonte. Questa esecuzione utilizza quelle parti a stampa. Da Verlaine, a Höderlin, da Shakespeare a Petronio, la poesia ha accompagnato Maderna lungo tutta la sua vita compositiva, fornendogli spunti importanti come in questo caso.
Y Después per chitarra a 10 corde (qui interpretata da Elena Casoli) è una composizione già matura (1971), nella quale l’articolazione di diverse possibilità in una chitarra dai registri più ampi viaggia di pari passo con grazia e con un piglio aggressivo che è trasfigurazione della chitarra flamenca, a cui Maderna si rapportò in questa sua unica composizione per chitarra (l’opera è tratta dal Romancero Gitano). Infine il Concerto per pianoforte e orchestra (1959-60) e Concerto n.2 per oboe (strumento prediletto da Maderna) e orchestra (1967), manifestano le tendenze più conflittuali tra dimensione interiore ed esteriore in uno schema, quello del concerto, vecchio di duecento anni, ma che Maderna sembra restituire a dialettiche completamente nuove.
2002 © altremusiche.it
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