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Grandi libertà e pochi timori reverenziali. Queste potrebbero essere alcune delle chiavi di lettura del modo di intendere la musica per il pianoforte da parte di molti compositori statunitensi del ‘900. Un pianismo trasversale quello di Conlon Nancarrow, che corre a lato di tutta la letteratura classica novecentesca e trova intrecci in quella extraclassica: dal jazz alla tradizione vernacolare. Un pianismo dalla spiccata predilezione per l’elemento ritmico e l’ampia libertà armonica. Il suo nome rimane legato alla sperimentazione, entro cui va inserito il Concerto For Pianola And Orchestra, così come le composizioni qui raccolte: Three 2-Part Studies, Prelude e Blues, tre brani, scritti tra il 1935 e il 1941, densi di stimolanti commistioni. George Antheil è l’altro compositore statunitense, a cui il valente pianista Herbet Henck dedica questo “Piano Music”. Di impronta più concertistica, le composizioni pianistiche di Antheil trovano maggiori slanci, anche d’effetto, rispetto a quelle di Nancarrow. Certi spigoli, così come certe “bravate”, possono essere messi direttamente in relazione con il paesaggio sonoro della Parigi degli anni Venti, la città dove il compositore aveva dimorato. Ecco allora comparire in brani come Jazz Sonata o Sonatine für Radio Stravinsky da una parte, i cabaret dall’altra.
da: “Amadeus”, n.146, 2002. © Paragon / Michele Coralli
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