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“Improvvisazione in solo: paradigma dell’espressione personale; narrazione – il vagabondare senza restrizioni del proprio racconto personale; lotta archetipica con lo strumento e la stanza.”
Sono più di trent’anni che musicisti come Conrad Bauer “lottano” con il proprio strumento all’interno di decine di stanze diverse, per dimostrare che anche attraverso la più solitaria delle esperienze, l’improvvisazione in solo, si possono raggiungere ascoltatori interessati, comunicare con loro e creare profonde condivisioni di intenti, rare in altri contesti.
Il trombone di Bauer, dalla DDR del Zentralquartett al duo assieme al fratello Hannes e al solo, si presenta nel più diretto e schietto dei modi: una chiesa per creare un buon riverbero naturale e un incredibile bagaglio tecnico sulle spalle per offrire la varietà e la sintesi, necessarie nel presentare un disco in solo come questo Hummelsummen. Se Paul Rutherford si spinge più nella direzione della rottura con la dimensione timbrica tradizionale, svelando del trombone ogni più piccolo segreto rumoristico, Bauer esplora con maggior godimento terreni legati a trasfigurate dimensioni formali entro cui sono ben distinguibili figurazioni ritmiche, melodie e armonie classiche e jazzistiche, (ovviamente là dove queste sono riconoscibili). I canti diplofonici dentro il bocchino, appresi probabilmente da Peter Kowald, si giustappongono ad ostinati di odore balcanico, per poi stemperarsi in un richiamo bebop che si infrange nel cavo dell’onda improvvisativa. Poi, immediatamente dopo, il lirismo di alcune melodie bandistiche (New Orleans, Berlino o Soweto?). Un lavoro di raccolta e di documentazione di un repertorio che Bauer ha stratificato nel suo personalissimo modo di progettare musica, che non possiede molte qualità predeterminate, ma tantissime inaspettate. Una musica libera e ipertestuale, priva di legacci avanguardistici e proiettata senza timori in avanti.
2003 © altremusiche.it
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