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Treatise di Cornelius Cardew, a cui il compositore lavorò in un lungo periodo a cavallo della metà degli anni ’60 prima dell’impressionante abiura e conseguente disconoscimento di parte della propria opera ufficializzata nel 1974 con il saggio “Stockhausen Serves Imperialism”, è una composizione il cui senso oggi riesce ad essere più attuale di molte musiche di improvvisazione vuote e autoreferenziali. In realtà la traccia e le indicazioni del compositore rese in termini non ortodossi attraverso partiture grafiche aprono agli interpreti prospettive inedite per i tempi.
Così Cardew a proposito di Treatise:
Si tratta di una tessitura continua e una combinazione di una grande quantità di elementi grafici (dei quali solamente alcuni sono facilmente relazionabili ai simboli musicali) in una lunga composizione visuale, il cui significato in termini di suono non è specificato in alcuna parte. 193 pagine di linee e strutture raccolte attorno a una forte, sostanzialmente continua linea centrale, che può essere immaginata come la linea-guida per un lettore, un centro attorno al quale tutti i tipi di attività prendono posto. Qualsiasi tipo di musicista che usa ogni specie di mezzo è libero di partecipare a una “lettura” della partitura (che è scritta da sinistra a destra e “tratta” della propria materia grafica in “argomenti” esaustivi). Ognuno è libero di interpretare questo in un modo personale. Ogni rigidità di interpretazione è automaticamente evitata dalla confluenza di differenti personalità. Ciò che spero è che nell’esecuzione di questo pezzo ogni musicista ci metta la propria musica e ce la metta come risposta alla mia musica, che è rappresentata dalla partitura.
Nata nel 1967 a Praga per merito di quattro musicisti (il QUaX Ensemble con Petr Kotik, Jan Hyncica, Pavel Kondelik, Josef Vejvoda e Vaclav Zahradnik) la presente performance nasce in un contesto culturale che condivide molti degli input artistici delle avanguardie dell’epoca. Cardew è frequentatori, al pari di altri compositori, di importanti festival di musica contemporanea come quello di Varsavia (cui Nono dedicherà una composizione). Gli stessi praghesi prendono l’esperienza di Treatise molto sul serio, portando in giro la performance in diversi luoghi anche all’Ovest. La registrazione assume per questo motivo un valore in più alla luce anche del dato storico.
Sotto il profilo più strettamente performativo, dato che l’organico è del tutto casuale (qui al flauto, trombone, sax tenore, percussioni, piano, si aggiungono decine di altri oggetti sonori), si deve considerare questa una delle tante possibili Treatise, quantunque più vicina a Cardew di altre più recenti. I dati che affascinano maggiormente in questa esecuzione sono la massiccia presenza del silenzio, l’assoluta rarefazione e l’adozione di una condotta assolutamente non-radicale che danno all’ascoltatore una prospettiva spaziale davvero vertiginosa. In un ipotetico scaffale della trans-avanguardia degli anni ’60 Treatise sarebbe da ordinare accanto ad Acustica di Mauricio Kagel, A Jackson in Your House dell’Art Ensemble of Chicago, Musica su schemi del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e Spacecraft di Musica Elettronica Viva.
2010 © altremusiche.it
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