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Secondo quanto ha confessato Cristina Zavalloni in un’intervista che ha concesso a questo sito, i suoi più antichi interessi musicali si radicano in un preciso background legato in maniera molto più salda alla divagazione improvvisativa, piuttosto che alle più “serie” frequentazioni accademiche. Al mondo del DAMS e al collettivo Bassesfere si lega l’esperienza del quartetto “open” che guida la cantante su terreni ibridi e aperti al vernacolo. Appartengono a quelle frequentazioni bolognesi personaggi come Francesco Cusa e Fabrizio Puglisi che qui accompagnano Cristina di fronte ad un’educata audience olandese, a cui la cantante è nota da tempo.
Ma è solamente un’affiliazione, più che un’appartenenza stilistica, perché questo “Live in Utrecht” lambisce i lidi più del jazz scolastico e della canzonetta riletta in chiave eclettica, piuttosto che quelli dell’astrazione linguistica. Se preso come divertissement un disco come questo ci sentiremmo anche di consigliarlo a chi vuole liberarsi da un po’ di tossine in attesa di ributtarsi in qualche grigia metropolitana. La compassata cantante preferita da Andriessen e Nyman, si butta a capofitto nelle canzoni che possono concedere inediti sapori – come Le Soleil et la lune di Charles Trenet, Il ballo del mattone, Youkali di Weill/Brecht -, reinterpretando quei brani con il piglio della vamp seducente e antipatica, ma a tratti irresistibile. Sul piano compositivo si fa notare qualche sberluccichìo di troppo, accanto a facili e prevedibili svisate pop/rock, subito bilanciate dalla perizia e dalla mai banale brillantezza jazzistica di tutti gli attori presenti sul palco (cui si aggiunge, gradito ospite, Gianluca Petrella).
Ora che esistono i contro-festival della musica leggera, chissà, forse quelli dell’Open Quartet potremo vederli tutti insieme a Mantova, sempre che anche lì riescano ad accorgersi dell’esistenza di una musica fuori dai giri promozionali delle major.
2004 © altremusiche.it
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