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Per mettere direttamente a confronto l’eterodossia canterburiana con il mainstream progressivo della prima metà degli anni ’70 basta ascoltare un gruppo come gli Egg di Dave Stewart e, in particolare, far scorrere i primi due dischi “Egg” (1970) e “The Polite Force” (1971), per poi farli seguire da questo “The Civil Surface”, che invece nasce in epoca leggermente successiva (1974). In realtà non è cambiato molto nel mondo del rock, ma sono capitate diverse cose a Stewart, la cui esperienza artistica nei più noti Hatfield and the North gli ha certamente cambiato la carriera. Partendo da una più scontata adesione al filone progressivo britannico (quello intriso di psichedelica e gigantismo sinfonico), gli Egg – che annoverano anche due brillanti musicisti come Mont Campbell (cornista, ma anche cantante e bassista) e Clive Brooks (batterista), oltre che legarsi a Steve Hillage in progetti con altro nome – prendono le mosse a partire dai virtuosismi di alcune pagine classiche riadattate per un Hammond in assoluto risalto, ma approdano in ultima istanza a quel gusto per il pastiche contemporaneo che ha reso celebri molti gruppi che ruotavano attorno al mondo della provincia canterburiana. “The Civil Surface” è figlio di quella stagione, ricca di rimandi e ispirazioni complesse, tra pagine cameristiche (Wind Quartet 1 e 2), improvvisazioni ricche di episodi solistici (Enneagram). In evidenza assoluta quel mettere tutto su un piano sghembo a partire dalle visioni formali, dalla metrica e dall’organizzazione ritmica (vedi Hatfield ma anche Matching Mole). A fornire ulteriore eterodossia all’uovo due Henry Cow come Lindsay Cooper e Tim Hodgkinson e le tre Northettes, note collaboratrici di quelli del Rotters’ Club.
da “Blow Up” n118, marzo 2008 © Michele Coralli
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