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L’ultima opera di una delle maggiori promesse musicali di questi anni di grande confusione. Fausto Romitelli è stato uno di quei rari compositori in grado di cavalcare questa confusione, producendo da essa una linfa vitale in opere sonore che non sbarrano le porte al paesaggio sonoro globale, bensì lo integrano valorizzandone i più intimi elementi costruttivi. In fondo è questo quello che si chiede ai musicisti contemporanei: saper interpretare la realtà in tutte le sue contraddizioni, senza dipingerne un profilo banalmente referenziale, ma polisemico. La video opera An Index of Metals può essere considerata la summa di un approccio sperimentale votato alla manipolazione della materia, in quanto dimensione entro cui cogliere uno struggimento quasi onirico e ultra-sensoriale.
È un’opera di sconvolgente bellezza in cui si fondono elementi di ordine formale, ma anche di sviluppo spettrale del suono, al pari di possenti suggestioni spontaneistiche prese dal mondo del rock (Pink Floyd, Magma) come da quello dell’elettronica dell’errore elevato a elemento generatore (il glitch dei finlandesi Pan Sonic che compaiono tra i crediti del disco). La “celebrazione iniziatica della metamorfosi e fusione della materia”, secondo le parole di Romitelli, si sposa perfettamente con il suo “duale visivo” frutto dell’estro manipolatorio di Paolo Pachini: un fluire di immagini magmatiche dal lento sviluppo ipnotico. Denso crogiolo multimediale.
da: “Amadeus”, n.193, 2005 © Paragon / Michele Coralli
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