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Franck Vigroux, chitarrista francese già noto a questo sito per una produzione precedente inscritta in un approccio in bilico tra avant-rock e improvvisazione elettrica, si tuffa con questo nuovo lavoro in una serie di atmosfere che cambiano quasi completamente registro. Dal suono esplosivo del trio siamo passati a un sorprendente duetto con l’arpista e vocalista Hélène Breschand che frequenta ambiti assai più rarefatti, creati con tenui manipolazioni elettroniche, silenzi e voci sussurrate. Una serie di panorami che senza ricorrere a un vuoto esibizionismo tecnologico usa mezzi complessi per creare la semplicità, utilizza la profondità di campo e i silenzi per creare prospettive in un’ottica di spazialità sonora che davvero non ha nulla da invidiare a certi risultati raggiunti in ambiente contemporaneo d’avanguardia. L’improvvisazione rimane uno dei punti di riferimento dell’agire compositivo di Vigroux anche se l’organizzazione è molto evidente in tutti i brani del disco, soprattutto nell’iterazione con le parti vocali e nei montaggi dei campioni (non molti in verità ma con un curioso incastro di voci “rubate”). Rimandi possibili: Zeena Parkins, Cassiber, Jim O’Rourke…
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