- Robert Wyatt: “Dondestan” - Ottobre 21, 1997
- Cassiber: “A Face We All Know” - Ottobre 23, 1996
- PFS: “279” - Ottobre 4, 1996
Giovanna Marini è una musicista di formazione accademica, si è diplomata al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma in chitarra classica, ha studiato musica medioevale e rinascimentale, imparando a suonare diversi strumenti antichi. Nei primi anni ’60, grazie all’incontro con gli etnomusicologi Roberto Leydi e Gianni Bosio, scopre il canto popolare e la storia sociale cantata. Da quel momento la sua ricerca musicale presenterà sempre una stimolante dialettica fra elementi “colti” ed elementi popolari, secondo una dinamica presente in tanta grande musica novecentesca, da Janácek a Bartók, da Weill a Eisler a Cardew.
Parallelamente all’interesse per le classi subalterne la Marini nutre una forte passione politica, consapevole com’è del legame che unisce il dato musicale a quello sociale. Ha fatto lungamente parte del gruppo di musicisti d’area alternativa che si raccoglieva attorno alla rivista “Nuovo Canzoniere Italiano”, fondata nel 1962 da Bosio. Nel 1965 ha allestito insieme a Dario Fo lo spettacolo teatrale Ci Ragiono e Canto. Per anni i lavori della Marini sono usciti per i Dischi del sole, etichetta per cui hanno inciso, fra i ’60 e i ’70, cantautori, cantastorie e autori di musica cosiddetta colta, tra cui Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Daffini, Luigi Nono e Giorgio Gaslini. Dischi che sono oggi per lo più introvabili.
La produzione musicale di Giovanna Marini è molto articolata: nel suo complesso e all’interno di ogni singola realizzazione l’autrice attraversa tradizioni, generi, registri e toni molto diversi, senza mai cadere in un eclettismo gratuito. L’intreccio ha sempre motivazioni al contempo politiche e sociali: le scelte musicali rivelano l’esigenza di dar forma ai contenuti di lotta. L’impiego di tradizioni popolari è testimonianza dell’atteggiamento critico di un’intellettuale aperta alle problematiche di classe. Senza dimenticare che certi emissioni vocali del canto contadino e popolare presentano articolazioni che contrastano la rigidità del sistema tonale egemone nella tradizione musicale occidentale.
Fra le prime pubblicazioni discografiche c’è quel Vi racconto l’America (1966), uno dei primi esempi di “ballata lunga”, che è forma musicale tipica della Marini. Si tratta di un racconto musicato, in cui si alternano approcci vocali e strumentali di diversa matrice: dall’improvvisazione alla filastrocca popolare, dal recitativo operistico alla canzone di protesta, fino alla sillabazione ritmica. In questo caso si parla degli Stati Uniti, già allora trionfo del conformismo e del degrado, “gabbia maledetta, indistruttibile, perfetta”, in cui (forse) “non c’è niente da salvare”.
Nel 1968 esce un disco che contiene altre due ballate “aperte”, Lunga vita allo spettacolo e Viva Voltaire e Montesquieu. Qui la riflessione è trasferita sul significato dello spettacolo, sui legami tra questo e impegno politico, sul ruolo dell’intellettuale nella società. I due brani sono contrapposti dialetticamente, quasi in una sorta di domanda e risposta. Particolarmente efficace è la satira dell’impegno come dimensione totalizzante. L’attacco al manicheismo dei “puri”, ovvero dei rigoristi della politica, può funzionare ancor oggi come esortazione: “com’è bello stare in pochi ma eletti / o che sollievo le mani pulite / le manterremo fino alla morte / ma come ci servono le mani sporche!”. Qui, come altrove, nei testi della Marini è presente la lezione poetica e civile di Pasolini che da parte sua recita “nel restare / dentro l’inferno con marmorea volontà di capirlo, è da cercare / la salvezza” (da Picasso, in Le ceneri di Gramsci, Milano, Garzanti 1976, p.28).
La ballata narrativa è la forma prevalente anche in altri notevolissimi dischi come Chiesa Chiesa (1967), La vivazione (1969), Controcanale 70 (1970), L’eroe (1974), La nave (è una pura formalità) (1976). Spesso le tematiche di questi lavori hanno un complesso carattere epico, dove però l’allegoria non è mai disgiunta dalla riflessione militante.
Dall’età degli anni ’70 la canta-compositrice torna a occuparsi intensamente di musica d’insieme. La scrittura si fa più elaborata, la partitura musicale sembra quasi prevalere sull’urgenza di trasmettere il messaggio. Una musica più difficile, ma comunque sempre orientata alle problematiche sociali. Del 1977 è lo spettacolo Correvano coi Carri (su disco l’anno seguente), cantato da undici donne “non per scelta ma perché non c’erano gli uomini”. Al 1978 risale il disco doppio La grande madre impazzita, vero e proprio teatro musicale per cinque voci e un trio di jazzisti d’improvvisazione conosciuti alla scuola popolare di musica del Testaccio, dove Giovanni Marini insegna. Neanche a dirlo un disco di grande valore poetico ed eccellenza musicale. Una rappresentazione del mondo d’oggi, fra tradizioni popolari e contadine in frantumi e modernità metropolitana alienante (vedi ancora Pasolini), solitudine urbana, potere soverchiante (la Grande Madre), dimensione mitica, mezzi di comunicazione di massa (“esiste solo quello che trasmette la RAI”).
Negli ultimi anni la Marini scrive e canta per un quartetto di voci femminili che porta il suo nome. I concerti della formazione entusiasmano per bravura esecutiva e commuovono per intensità. Nel 1984 è uscito in Francia lo splendido (i toni apparentemente adulatori risulteranno appropriati al lettore che vorrà farsi ascoltatore) Pour Pier Paolo: 12 poesie friulane di Pasolini musicate per un organico di voci, ance e percussioni. In coda è aggiunto il Lamento per la morte di Pasolini, già comparso nel disco I treni per Reggio Calabria del 1976, il cui secondo lato costringerebbe alla commozione lacrimogena il più imperturbabile degli ascoltatori.
Alcune sommarie indicazioni: i Dischi del sole, come si diceva, sono ristampati dal 1989 e se ne trovano ancora alcune copie in giro. I lavori del quartetto vocale sono invece pubblicati dalla francese Chant du Monde (distribuita da Harmonia mundi): Cantate de tous les jours (1980), Cantate de tous les jours II (1982), stessa etichetta per Pour Pier Paolo. Giovanna Marini ha anche scritto musica per il teatro e il cinema (Maselli e Loy fra gli altri) e un Requiem dedicato ancora a Pier Paolo Pasolini, ma di queste, rare o inesistenti sono le pubblicazioni.
Polemica a margine: il quartetto vocale registra i suoi più grandi successi, spettacoli e vinile, a Parigi; da noi si pensa che il massimo del binomio musica/impegno siano Sting e il nuovo corso di De Gregori…
da: “Il bradipo”, settembre 1991 e Andrea Coralli, “Navigando sui mari di formaggio”, Auditorium Edizioni 1996 © altremusiche.it / Michele Coralli
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