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Potremmo parlare di revival free perché tra la versione 2002 di questa fondamentale orchestra e la sua versione originaria, i cui natali si perdono nel lontano 1966, non sembra esserci stata alcuna frattura. Ufficialmente l’organico, sensibilmente mutato nel corso della sua lunga storia, aveva fatto la sua ultima apparizione a Chicago nel 1986 e per tutti questi anni i suoi membri si erano dispersi nella sterminata costellazione della musica improvvisata. Ora, ancora una volta, Alexander Von Schlippenbach e alcuni compagni storici (Brötzmann, Rutherford, Lovens, Lytton, Schoof, Parker, Bauer e Petrowsky) si rimettono insieme per una lunga performance che si dipana senza in perfetta continuità per ben 73′ e 45″.
L’approccio è quello noto: grande energia, organizzazione dialettica delle parti, sviluppo magmatico e numerosi, ma mai abusati, spazi lasciati ai soli. Scarseggiano i narcisismi a vantaggio di una sensibile attenzione nei confronti dell’integrazione tra singoli episodi e tutti, in perfetta coerenza con l’idea di “democrazia orchestrale” che animava compagini come questa già 30 anni fa. Divertente il gioco dei riconoscimenti a cui ci si può dedicare: il circuitante sax tenore di Parker da contrapporre a quello sforzato di Brötzmann, oppure le due batterie di Lovens e Lytton e infine i due tromboni di Rutherford e Bauer. Ovviamente nulla di nuovo sotto il cielo di Berlino (la presente performance è stata registrata ad Aachen in Germania), anche se ovviamente salutiamo questo reingresso nel mercato con il plauso che merita un pezzo di storia del jazz come questo. Ps: Confronta quanto aveva detto Paul Rutherford nel corso della nostra intervista del 2002 a proposito della Globe Unity.
2003 © altremusiche.it
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