- 16 film per capire l’Africa (2 per non capirla) - Dicembre 9, 2024
- Alla ricerca dell’egemonia culturale perduta: da Claudio Villa a Luigi Nono - Giugno 28, 2024
- AUTOBAHN 9: «Verso i Mari del Sud» - Maggio 7, 2022
Da due che improvvisano da quasi quarant’anni sarebbe superfluo aggiungere anche solamente una riga di presentazione. Alcune però le considerazioni che valgono il senso di una recensione. La prima è che vedere la Schweizer e Favre orfani di Kowald genera la più ovvia delle malinconie. Ma ciò nulla toglie alla carica energica che si sprigiona dai due. Come assicura il batterista svizzero: “a Ulrichsberg c’era un’energia rara, sul palco eravamo rilassati e quando lo lasciammo eravamo felici. Il concerto fu un successo.” Favre si riferisce alla sera del 2 maggio 2003 e c’è da credergli quando si dice soddisfatto della session con la sua antica compagna di strada. Le tracce registrate che raccolgono un’ora di perfomance non tradiscono alcun cedimento. I duetti con i batteristi sono un terreno fertile per la pianista Schweizer, che già in passato se l’era vista con Moholo, Bennink, “Baby” Sommer e Cyrille). Il suo impareggiabile stile percussivo (che la pone sempre su un ingrato piano di confronto con Cecil Taylor) si adatta in senso perfettamente contrappuntistico con la batteria. Suoni a cascata e grappoli di cluster creano dialettiche meno radicali di un tempo, ma più sapientemente calate in un humus costituito dalla maturazione di stili pianistici non lontani dalla Schweizer: Kagel o Monk, Powell o Ravel. All’ascoltatore attento non sfuggiranno altre stratificazioni, tutte da ricercare.
Una considerazione in calce: è sempre più evidente come Intakt abbia all’attivo un catalogo eccelso di artisti, molti di quali esordienti e di ottimo livello. Per equiparare e superare il concorrente di Monaco di Baviera basterebbe solamente una miglior cura grafica dei prodotti e il gioco sarebbe davvero fatto. Anche l’arte dei suoni è arte del marketing.
2004 © altremusiche.it
Lascia un commento