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Due mondi di Luc Ferrari a contatto. Il primo già esplicitato dal titolo: Dialogue ordinaire avec la machine, ovvero – da buon francese in bilico tra passione e razionalità – “come ci si avvicina alle macchine? Cosa ci dicono? Come si può far l’amore con una drum machine?”. A queste domande cercava una risposta Ferrari nel 1984 secondo procedure di raccolta materiali e relativo montaggio già teorizzate e realizzate da Schaeffer ed Henry tempo prima. Essendo il parigino – trapassato in quel di Arezzo nel 2005 – mente aperta e antidogmatica il risultato di questo dialogo quasi paradossale può forse incuriosire anche chi apprezza linguaggi di confine come in ambito avant-pop hanno fatto i Residents. E certe distanze non sembrano poi così remote se nel testo di Michel Musseau riusciamo a intravedere un quasi-rap.
Sexolidad (1982-83) è invece un brano strumentale per così dire “tradizionale”, per quanto lo può essere un autore che, dopo aver studiato con Alfred Cortot, Olivier Messiaen e Arthur Honegger, ha voltato le spalle ad ogni accademismo, serialismo in testa, per dedicarsi ad un percorso personale e non sempre in sintonia con l’alveo della musica colta.
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