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Primo cd monografico di questo giovane autore trentino, la cui fortuna sembra essere sbocciata all’improvviso, vista la sua partecipazione, tra MiTo, Milano Musica e Parigi, ai molti diversi cartelloni in giro per l’Italia e l’Europa. Si tratta di quattro pezzi per strumento solista ed ensemble scritti tra il 2007 e il 2009. Inizia Sequel (per viola), sospesa tra cantabilità e un florilegio di contrasti ritmici sapientemente cesellati. Nell’idea di narrazione, piuttosto che di esplorazione tecnica tesa a far “crescere” lo strumento – è lo stesso Franceschini a citare Berio – si territorializza il linguaggio e lo stile dell’autore, la cui scrittura è intesa in un senso molto grammaticale, quindi esatto. In Legenda (violino) a quella perfezione formale, che – diciamolo – a volte diventa quasi troppo estetizzante nella sua perfezione, si sostituisce un più imprevedibile montaggio per segmenti, un turnover sintattico in cui compaiono sezioni ispirate a un folklore dell’anima in relazione, più che con certi approcci tardo-romantici del passato, con i luoghi di una memoria bardica immaginaria (Turchia e/o Nord Europa?). In A Long Time Ago con il violoncello come strumento primario si rinnova l’idea dello sviluppo per contrasti con un grande lavorìo sulle minuaturizzazioni ritmiche. Infine Sine qua non con il suo pianoforte preparato che riporta alla mente grandi classici del recente passato, mettendo in evidenza il lato più sensuale della musica di Franceschini.
da «Amadeus» n264, novembre 2011 © Michele Coralli
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