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I due volti i Nyman: quello che nella linearità gli fa trovare spesso una briscola inaspettata in qualcosa di apparentemente semplice (mettiamoci sopra a ogni altra cosa le bellissime Six Celan Songs) e quello un po’ beota che gioisce nei suoi excursus estatici e ripetitivi. “Acts of Beauty”, che cerca nella misurazione della bellezza un senso alla propria ansia di esattezza e perfezione, è una suite che ripetutamente traballa tra anima sublime e anima beota in un viaggio che sembra non trovar pace.
Si apre su un temino impertinente basato su un metronomico ostinato pianistico, per poi muovere verso un nuovo ribattere di accordi in nuova ostinata successione ritmica e modale: non si può certo dire che ci si trovi su un terreno inaspettato. Cristina Zavalloni dona a questo primo episodio, detto Due figliole di un contadino, quel briciolo di sensualità che manca alla costruzione, se non altro perché si parla di natiche femminili (cosa non da poco). Al minuto 4:44 si srotola finalmente una poliritmia di quelle che ci riconciliano con l’autore inglese, si raddrizzano cioè le sorti della composizione, si perdono un poco quei toni macchiettistici, ci si mette a fare sul serio. Con Halt, we are specialists abbracciamo quella traslitterazione cabarettistica post-espressionista che ci può stare benissimo in un contesto in cui si rende omaggio alla bellezza. Mentre recupero di Dziga Vertov si scopre la migliore fusione tra l’ensemble cameristico (i Sentieri Selvaggi di cui si è spesso decantato l’assoluta precisione) e la sontuosa voce di Cristina: We are at the film studio e Life’s chaos. Con l’epigramma di Marziale (Marulla’s Hobby) si torna alla sfera sessuale con quell’impertinente temino iniziale: la misurazione si porta su contesti più tradizionalmente da caserma e noi torniamo alle considerazioni iniziali. E che dire di Exit no Exit (altra suite di undici brani di scarno minutaggio, a parte il lento movimento n.10)? Troppo insapore per cogliere qualche briscola.
2006 © altremusiche.it
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