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Prima di diventare un famoso e celebrato compositore Michael Nyman è stato un brillante studioso di quelle nuove tendenze della musica contemporanea che tra gli anni ’60 e ’70 muovevano i primi passi, in parallelo agli imperterriti ambienti dell’avanguardia di derivazione accedemica. Nel contesto caratterizzato dallo sviluppo di correnti artistiche che, in un certo modo, hanno avuto una sorta di prevalenza storica rispetto ad altre, Nyman disegna una mappa fondamentale di molte di quelle musiche nate nel nome del rifiuto di sistemi di derivazione tradizionale e a favore di nuove concettualità dell’arte sonora.
La forza di questo libro fondamentale, scritto nel biennio ’70/’72 e ora intelligentemente ristampato anche in Italia con imbarazzante ritardo, sta nell’accorpare sotto l’unico ombrello di “musica sperimentale” la lunga serie di esperienze anglo-americane dell’epoca. La rivendicazione di una posizione e di una vivacità da parte di questo braccio importante dell’arte del Novecento finiva così per configurarsi quasi come una rivendicazione “politica” dell’esistenza di un’altra musica rispetto a quella seriale. Oggi – esauritosi quello slancio rivendicativo – rimane la mappa che territorializza esperienze importantissime che hanno proprio nel saggio di Nyman uno dei suoi testi musicologici di riferimento.
Cornelius Cardew, La Monte Young, il movimento Fluxus, Steve Reich, la Portsmouth Sinfonia, Terry Riley, Robert Ashley, ma anche John Cage, Morton Feldman e Christian Wolff sono alcuni dei personaggi che animano questa storia, quella caratterizzata dalla scoperta dei processi casuali, dei principi di ripetizione, dell’espansione dell’idea del tempo, della rinegoziazione del ruolo dell’interprete, della sua gestualità, dello Zen e di tutto ciò che entrato a far parte di musiche che, prima di diventare “mainstream” anche nei ricchi teatri d’opera occidentali, ha vissuto, come tutte le esperienze sperimentali, momenti assoluti di povertà e ghettizzazione, anche se sono state artisticamente molto più fertili allora rispetto alle ramificazioni più recenti.
La panoramica di Nyman, basata soprattutto sull’analisi perfomativa delle musiche sperimentali – quindi non una selezione discografica che in questo caso non avrebbe alcun senso – mette a confronto e raggruppa secondo analogie di orientamento opere di musicisti che hanno contribuito ad ampliare il confine delle altre musiche e a costruire l’attuale panorama caleidoscopico della musica d’oggi.
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