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La Tempo Reale Collection nasce per documentare i lavori più significativi tra quelli progettati e realizzati dal centro fiorentino fondato venticinque anni or sono da Luciano Berio, ma che da ormai quasi una decina d’anni cammina con le sue gambe. Se “L’Unità” è infatti il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, anche TR che può vantare un lignaggio assai nobile, quanto, oggi, di pura denominazione di origine controllata sembra ormai definitivamente (e fortunatamente) essere diventato centro di produzioni completamente nuove. Come si sa, infatti, le ricerche in ambito di organizzazione, spazializzazione e percezione del suono fanno quotidianamente dei passi in avanti, facendoci intravedere sempre più un futuro di iterazione tra tecnologie e immaginari rimasti ancora abbastanza distanti.
E anche questa Missa Ockeghem, produzione di Tempo Reale presentata nell’ambito di Fabbrica Europa 2011 e 74° Maggio Musicale Fiorentino, è un lavoro organizzato non sulla base delle indicazioni un unico demiurgo, bensì della collaborazione di uno staff che aggrega competenze e funzioni differenti.
Si parte da un materiale storico, quello del compositore fiammingo Johannes Ockeghem e le cinque parti dell’ordinarium polifonico da lui composto e qui interpretato dall’ensemble vocale L’Homme Armé. Nel rispetto della scansione dei diversi momenti della messa rimane fedele il canovaccio che dal Kyrie porta all’Agnus Dei, passando per Gloria, Credo e Sanctus. Intrecciato dapprima secondo una logica di giustapposizione, successivamente sempre più di reciproca integrazione, l’opera di sviluppo e trasformazione dei materiali da parte di un gruppo elettroacustico di sette membri mescola materiali originali o completamente decontestualizzati per muovere la materia sonora verso una contemporaneità ricca di rimandi e fili rossi.
Si perde per ovvi limiti di formato l’idea architettonica che sta alla base del progetto nella sua visione realizzativa e che crea un collegamento con il pensiero progettuale di Giovanni Michelucci in quel della Stazione Leopolda. Sul dato acustico invece appare riuscito il collegamento con una materia così conclusa come una messa rinascimentale, così come la scelta di una convivenza su piani autonomi delle due realtà, nel rispetto – tipicamente fiorentino – che si richiede al Rinascimento. Ma forse è proprio nella coda finale, quella che annebbia i confini tra Agnus Dei e live electronics che si raggiunge il nucleo di un nuovo pensiero musicale, quello che si libera definitivamente del passato.
2012 © altremusiche.it
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