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Trio avantgarde dalla struttura cameristica: con Michael Moore al clarinetto e sax alto, Cor Fuhler al piano, keyolin e organo Hammond, Tristan Honsinger al violoncello. Tutti quanti hanno avuto addentellati nella scena improvvisativa olandese degli anni scorsi. Moore, che esce qui con il suo secondo disco a suo nome dopo “Monitor”, faceva già parte del Clusone 3 assieme all’altro noto violoncellista free Ernst Reijseger e al celebre batterista Han Bennink. “Air Street”, registrato ad Amsterdam il 7 maggio 2001, ha il pregio dei dischi sperimentali, quelli che, senza mai cadere nell’autoreferenzialità, sanno sempre coinvolgere e tener desta l’attenzione attraverso la varietà delle idee compositive (anche se estemporanee).
L’attuale trio di Moore gioca su stili e forme, tirando in ballo, in un contesto più vicino all’ensemble classico-contemporaneo che al vecchio free, anche la sontuosa forma-sonata, applicata a un tipo di segmentazione che poggia su parti improvvisate e idee tematiche. Un’idea lineare di sviluppo melodico, spesso strutturato, si fonde con attimi di libero movimento, che funzionano come ponti tra un episodio e il successivo, in brani in forma di suite come il lungo Train Chords / Spiky-Haired Boy/Mule Standing in Field. L’improvvisazione però non è mai fuori controllo, ma al contrario intessuta di pattern ben determinati, con vaghi tratti minimalisti (Riley), impulsi neoespressionisti e desiderio di rarefazione. Cose che non sorprendono provenendo da musicisti che in passato hanno già avuto modo di sfogarsi negli ambiti più estremi della radicalità.
2003 © altremusiche.it
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