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Un suono, quello di Feldman, che passa prima di tutto attraverso la pelle, poi muove verso la mente per sollecitare pensieri e sensazioni. La metafora potrebbe essere quella di un gigantesco universo all’interno del quale l’unica azione possibile è galleggiare. Considerando poi che il Trio per violino, violoncello e pianoforte può avere durate variabili molto estese (in questo caso si arriva con un doppio cd a oltre 100 minuti di musica che si dipana senza soluzioni di continuità), allora risulta chiaro che un rapporto analitico o razionale risulterà sempre deludente, anche, e soprattutto, prendendo in considerazione le aspettative del compositore. In totale libertà rispetto ai vincoli di certo strutturalismo, Feldman si è infatti disinteressato alla creazione di sistemi, facendosi coinvolgere più dalla ricerca sui colori e sulle simmetrie sonore imperfette. Un universo che si materializza attraverso successivi passaggi, dal continuo al discontinuo, in un’assoluta staticità dinamica e secondo sensibilità che raggiungono concezioni quasi provocatorie come le note 5 “p” di alcuni pianissimo. Nella proposta di siffatta musica grande rilievo assume il dato tecnologico (qui garantito da un’alta definizione a 96/24bit) e dalla non comune capacità di concentrazione da parte degli interpreti. In questo caso Aki Takahashi, una veterana del suono feldmaniano, l’ex-Arditti Quartet de Saram e il violinista/compositore Sabat distillano il suono fino a farne un’essenza purissima: forse non digeribile da tutti, ma davvero unico.
2009 © altremusiche.it
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