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Quale può essere il nucleo concettuale, l’essenza distillata di una composizione per pianoforte così essenziale e rarefatta come For Bunita Marcus? Forse un arpeggio, forse un cluster, forse addirittura un intervallo di tono o, se vogliamo arrivare ad asciugare completamente ogni elemento di contorno, possiamo intendere anche una nota sola, una soltanto, posta nel registro acuto del pianoforte. E dire che è là che risiede il nucleo significante di questa composizione del 1985, una delle ultime di Feldman. Ma con una nota non intendiamo un vero e proprio punto di riferimento melodico, e meno organizzativo in senso lato, quanto invece l’ombra di una nuvola armonica che crea un drone immaginario e capovolto, un pulviscolo sonoro che crea l’effetto ipnotico e turbativo, amplificato e reso ancor più risuonante dalle consuete assenze agogiche e dinamiche.
For Bunita Marcus è un brano di oltre un’ora, definito dalla sua dedicataria al momento della sua prima esecuzione come “esperienza religiosa”, nella quale il pubblico si ritrovò letteralmente in lacrime di fronte a una musica sospesa sopra un gelido senso di vuoto capace di insinuarsi nelle pieghe dell’anima e Lenoci ci dà un ottimo saggio di come tutto questo sia possibile con uno strumento inesauribile come il pianoforte, che anche con Feldman ci ha dischiuso ulteriori nuovi mondi.
2013 © altremusiche.it
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