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Si potrebbe dire quasi “estivo” se l’aggettivo in musica ormai non avesse ormai assunto una connotazione così volgare, legato com’è a vacanze, umoralità balneari e gelati confezionati. Forse però c’è anche un’altra estate di cui ci si potrebbe rimpossessare. Quella delle meditazioni crepuscolari e dei piccoli rinfreschi a basso tasso alcolico. In fondo basta semplicemente un frigorifero per le bevande e un minimo spazio oltre il quale gettare il proprio sguardo (il cielo notturno può venire incontro anche a chi fronteggia il cavalcavia di un’autostrada). Ecco che allora la musica di Towner può essere fruita nella sua più opportuna dimensione, distesa e non compromissoria. Ormai l’americano viaggia su un genere molto personale entro cui la sua chitarra classica (la dodici corde viene esibita soltanto in un paio di numeri) sa fondere un’infinità di stili, pur rimanendo ancorata alla regola aurea della melodia e della brillantezza dei suoni a qualunque costo. Anche la scelta di alcuni standard, tra i soliti Gershwin e Arlen, rimane un po’ scolastica, ma, per il resto, sorseggiamo un buon pacchetto di composizioni che vivono di una serie di rimandi alla Sicilia, luogo in cui Towner ha vissuto prima di spostarsi a Roma, e al Meridione d’Italia, da cui il Nostro si è in parte fatto stregare (vedi la ripresa di Turning of the Leaves, brano composto per ed eseguito con Maria Pia de Vito nel suo Nel respiro). Insomma, come si diceva, tutto quanto suona molto “estivo”.
2006 © altremusiche.it
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