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Dice Reich: “L’idea per Different Trains viene dalla mia infanzia. Quando avevo un anno i miei genitori si sono separati. Mia madre si trasferì a Los Angeles e mio padre restò a New York. Sebbene all’epoca i viaggi fossero emozionanti e romantici, ora mi guardo indietro e penso che, se fossi stato in Europa durante questo periodo, in quanto ebreo avrei dovuto viaggiare su treni molto differenti.”
Ne nasce un pezzo tripartito scritto nel più tipico stile reichiano, a pattern ripetuti secondo tecniche di phasing che creano straniamenti ipnotici e inizialmente suggestivi. Il gioco descrittivo/onomatopeico del treno che affronta il viaggio coast to coast finisce per ripetersi fino alla noia dell’ennesima ripetizione “from New York to Los Angeles” o “Ninety-Fourty-One”, riproposti per decine di volte. L’abuso di effetti da nastro magnetico con i confronti fra i fischi delle libere locomotive americane e le inquietanti sirene da allarme antiaereo determinano suggestioni un po’ troppo semplificate. Un ascolto di Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz di Nono può essere istruttivo di un altro modo di trattare musicalmente temi e sentimenti così tragici. Il terzo movimento della composizione, detto After the War, riesce a staccarsi meglio dal vincolo descrittivo per abbracciare inizialmente un’idea di sviluppo più articolato e, quindi, meno ingessato sulle ripetizioni a stretto giro di battuta (salvo poi ritornare al “from New York to Los Angeles” iniziale). Completano la raccolta il Triple Quartet (dedicato a Yehudi Menuhin) e Duet, brano dall’andamento pastorale che si situa nel mezzo delle due altre composizioni in modo strategicamente distensivo, come spesso non si configura la musica di Steve Reich.
2006 © altremusiche.it
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