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Una composizione che gioca sull’accumulazione di materiali e che ha nella ripetitività quasi maniacale della struttura armonica il suo massimo punto di riconoscibilità. Terry Riley, uno dei padri del minimalismo americano, già esponente di punta del gruppo Fluxus e ricercatore al Tape Music Center di San Francisco, presso cui sperimenta nuovi processi compositivi attraverso la stratificazione di molteplici tracce sonore su nastro magnetico, conia con In C l’idea stessa di minimalismo. In breve: sopra un interminabile ostinato costruito su un do, eseguito nel registro acuto del pianoforte, si sovrappongono una serie di cellule motiviche, predisposte per un ensemble strumentale di più elementi.
All’interno della composizione non vengono definiti i momenti per l’esecuzione di ciascuna cellula, ma tutto è lasciato alla discrezione e alla capacità semi-improvvisativa dell’esecutore, che opera la scelta del momento opportuno per la proposizione ascoltando quello che fanno gli altri. I motivi sono in tutto 53 e il brano termina quando ogni strumento li ha eseguiti tutti. La durata è perciò variabile e l’ora offerta dall’ensemble Ictus è sufficientemente significativa.
Il giovane gruppo belga di Bruxelles è da tempo specializzato nell’esecuzione di repertori cosiddetti contemporanei. In questo caso si cimenta con convinzione nell’ardua partitura di Terry Riley. La partecipazione e la sensibilità è quella comune a molti organici appartenenti alle nuove generazioni capaci di raccogliere i frutti dei maestri del tardo Novecento.
da: “Amadeus”, n.136, 2001 © Paragon / Michele Coralli
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