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Un pietra miliare dell’avant-rock anni ’70, quello che prende le mosse da una scena come quella progressiva ormai in fase calante per rinnovarla attraverso inserti di avanguardia, Novecento storico e jazz. Un nucleo di riferimento in questo ambito è stato senz’altro il movimento politicizzato di Rock in Opposition, ma nel sottobosco post-progressivo crebbero molti altri cespugli destinati a lasciare il segno nel mondo sotterraneo del rock più sperimentale. I belgi Univers Zero, ala meno militante del giro RIO, amalgamava un composto rock-cameristico che tirava in ballo nomi abbastanza indigesti anche per il prog più avanzato, come Bartók, ma soprattutto quel gusto per un esoterismo musicale davvero autoctono e privo di dirette influenze. Se i Magma tiravano in ballo mondi extraterrestri, gli Univers Zero erano ben piantati sulla Terra e non esitavano a richiamarsi a un’oscurità laica eppure a tratti davvero spaventosa. “Heresie” è il loro secondo disco, sebbene più noto rispetto all’esordio “1313” (ristampato da non molto). Fagotto e archi, conditi da un tessuto ritmico davvero unico fanno di questo disco qualcosa di assolutamente anomalo nel panorama musicale dell’Anno Domini 1979. Quel tipo di irregolarità, espressa anche in asimmetrie da capogiro, è diventato oggi un modello per un’infinità di cloni che cercano di riprodurre quella perfezione formale, finendo per cadere nell’errore di esprimere un puro tecnicismo fine a se stesso – trappola in cui sono caduti anche gli stessi Univers Zero nella loro odierna versione. Ai già densi affreschi orchestrali di La Faulx, Jack the Ripper e Vous le saurez en temps voulu, si aggiunge qui Chaos Hermetique, un brano inedito del ’75 che appartiene ai capolavori assoluti, benché perduti, di questo gruppo unico e mai sufficientemente celebrato.
2010 © altremusiche.it
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