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Il sassofonista baritono e clarinettista Ken Vandermark (un ventaglio di collaborazioni che comprendono The Ex e Peter Brötzmann) è figura di rilievo tra le nuove generazioni di quell’area storicamente stimolante come Chicago, città che da quarant’anni a questa parte ha dato molto alle musiche creative dal DNA afroamericano. Il suo quintetto Vandermark 5 (con contrabbasso e violoncello, batteria, doppi sax) si sedimenta attorno a un certo eclettismo post-moderno, ammantato da solide, se non muscolose, basi ritmiche di derivazione avant-rock. Amid Drake ha fatto scuola in questi tempi, ma per una certa idea di potenza è necessario risalire al mitico “Machine Gun” (Anno Domini 1968).
Sull’altro fronte l’esplorazione timbrica trova buone sintonie nel gruppo dei 5, anche se mettere in distorsione un violoncello per ricavarne suoni hendrixiani non è operazione particolarmente innovativa, comunque qui ben riuscita. Le pertinenze non si fermano qui: se in certa iconoclastia potranno ravvisarsi tracce AACM è nel colore del sax che si riscoprono le luci del profondo Sud di un grande sul viale del tramonto come Ornette Coleman.
2008 © altremusiche.it
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